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In occasione della tanto attesa uscita de I Rompiscatole, abbiamo incontrato l’autrice, Vittoria Iacovella per scoprire cosa l’ha spinta a raccontare le storie di questi eroi senza mantello, chi è un vero Rompiscatole e cosa pensa di questa nuova generazione di adolescenti.

 i rompiscatole

In che modo hai conosciuto l’Armando Curcio Editore e il nuovo marchio Risfoglia?
Allora, vi ho conosciuti innanzitutto in libreria, perché ho diversi dei vostri lavori, poi un amico, che è un autore di Risfoglia, mi ha presentata al gruppo che poi è diventato il gruppo di lavoro de I Rompiscatole.

Quando hai iniziato a percepire il desiderio di raccontare le storie di questi ragazzi e perché ne hai sentito la necessità? Insomma, come nascono I Rompiscatole?
Da diversi anni, da almeno una decina di anni, ho capito che sono felice di raccontare le storie di persone che possano ispirare gli altri. Questo in generale,  l’ho fatto per varie testate, io faccio cronaca, cronaca nera, inchieste…diciamo che di solito racconto le cose che non vanno, però mi dava molta soddisfazione e molta gioia dimostrare che invece c’è chi fa cose positive e raccontare in che modo le faceva. A un certo punto ho avuto voglia di farlo con i ragazzini,  perché sono madre di due ragazzine, e sono proprio loro che, in un certo senso, me lo hanno chiesto. Quando, infatti, ho saputo di avere un appuntamento con il gruppo Armando Curcio per valutare la possibilità di lavorare insieme a un progetto, ho detto alle mie figlie “sapete che forse faccio un libro? Cosa vorreste leggere, che ne pensate?” E ho fatto loro alcune proposte. Allora, mia figlia adolescente mi ha subito interrotta con un lapidario “no mamma, queste sono le classiche cose che quelli della tua età pensano che possano interessare a quelli della nostra”. A quel punto le ho chiesto cosa le sarebbe piaciuto e lei mi ha detto “vorrei un libro sulla vita, sull’amore, su come sopravvivere, sul bullismo, sul crescere, sullo sbagliare e rialzarsi”. E in realtà, alla fine, I Rompiscatole  è proprio questo: dentro c’è l’ambiente, la tecnologia, c’è la sessualità, c’è la crescita, ci sono gli errori e le paure dei ragazzi (perché in ognuno c’è una parte onirica) e poi queste paure si trasformano, addirittura abbiamo inserito degli animali che, da animale mostruoso, che ti tormenta nei sogni diventa anche animale guida. Pensiamo al caso di Aurora con la lupa che diventa l’intuito, diventa la tua parte di forza. Di storie ispiranti ne collezionavo per mio piacere personale, ognuno colleziona le sue cose, no?! E quindi un po’ di loro  li avevo già incontrati e intervistati, mentre gli altri li abbiamo cercati man mano, ed è nato I Rompiscatole.

Le storie degli eroi senza mantello che hai raccontato sono tutte speciali e hanno un forte impatto emotivo. Ce n’è una tra tutte, in particolare, alla quale ti senti più legata, che senti più vicina al tuo vissuto, più nelle tue corde?
In ognuna di esse c’è una mia corda, tant’è che fra i ringraziamenti troverete la mia psicoterapeuta perché dopo ogni intervista io andavo a seduta e tiravo fuori il mio vissuto, lo elaboravo, lei mi aiutava a digerirlo,  in qualche modo lo restituivo più leggero ai ragazzi. Quindi, in ciascuno di loro c’è o un mio difetto o una mia paura. In questo senso non riesco ad avere delle vere preferenze perché ognuno lo preferisco per qualcosa: di Karla amo la purezza in una storia veramente sporchissima, è stato difficile buttarla giù e parlare di violenza all’interno di un libro per ragazzi. Aurora la amo e l’ho amata per la sua empatia, per la generosità…ma la generosità appartiene a tutti questi ragazzi, la loro generosità nel donarmisi, intendo. Si sono messi a nudo e non è una cosa da poco; Valerio è proprio un angelo, un fiore sbocciato, poi il rapporto con la sua famiglia è speciale…nessuno di loro è un qualcosa di solo, io racconto relazioni, anche quello di Syed, che viene mandato via dalla madre, è un racconto di relazioni, di relazioni con chi poi lo accoglie, con chi sostituirà psicologicamente la madre, il rapporto con la madre che in  realtà poi sopravvive, si evolve, cresce. Con lui, ad esempio, ci siamo conosciuti mentre facevo cronaca e non l’ho più mollato, è una persona ispirante. Ecco, pensa anche alla mia fortuna, che mi trovo lì a elaborare storie magari traumatiche ma così ispiranti: è proprio una fortuna grandissima.

I protagonisti de I Rompiscatole sono tutti di nazionalità diverse. Questo trasferisce un respiro internazionale al prodotto editoriale, motivo per cui si è scelto, in collaborazione con l’Istituto Armando Curcio, di tradurre i testi in lingua inglese e di far illustrare le storie da Lorenzo Santinelli, nostro ex studente. Cosa ne pensi di questa realtà formativa che coopera con la casa editrice per la realizzazione dei progetti editoriali?
È un vivaio essenziale. Partiamo da Lorenzo, che è un ragazzo  straordinario. Lui è stato in grado di cogliere l’onirico, di restituirlo con una grafica accattivante per gli adolescenti, che non è facilissimo. La copertina e le illustrazioni sono piaciute immediatamente a tutti, quindi è veramente bravo.
Molto bello è stato tradurre…abbiamo tradotto anche in francese e spagnolo. Quando intervistavo, aggiungevo una parte più onirica, di fantasia, ai racconti quindi poi, ovviamente, facevo rileggere ai protagonisti le loro storie così come le avevo trascritte e mi è servito l’aiuto dei ragazzi traduttori per far rileggere ai protagonisti il testo in lingua, per esigenze anche di approvazione e di eventuale modifica dei testi.

Già il progetto in sé, nella sua veste unicamente testuale, è molto audace.
Che apporto pensi che abbia avuto l’intervento cross-mediale delle storymap progettate in collaborazione con Esri?
Questo è stato importante perché i ragazzi, in questo modo, possono leggere sulla carta, cosa che noi vogliamo assolutamente – se si legge l’introduzione de I Rompiscatole, mi rivolgo proprio ai ragazzi dicendo di spegnere tutti i telefoni, i cellulari, i tablet, gli strumenti digitali, di disconnettersi – ma dopo aver letto, però, in questo modo potranno approfondire. Hanno l’opportunità, grazie ad Esri, di guardare questa mappa come da una navicella spaziale, di vedere il mondo un po’ più da lontano, cosa che ci aiuta a vedere le cose anche in modo diverso, perché invece, nella parte testuale, li faccio entrare tanto nelle storie, non li faccio solamente avvicinare, li faccio entrare proprio dentro le persone. Con Esri, invece, loro possono guardare tutto da un’altra prospettiva. E poi possono approfondire, perché questi ragazzi hanno fatto viaggi enormi e in ogni posto in cui loro sono stati, in cui hanno vissuto, in cui le loro storie si sono svolte, i lettori possono andare a guardare una foto, un video, un approfondimento…insomma è una bellissima opportunità. E realizzare un progetto cross-mediale che significa? Significa stare nel mondo contemporaneo, nel mondo di oggi, perché la carta è quella che resta, però, quello che ci veicola, che ci attrae, è anche tutto il resto. Noi viviamo nei social, in internet, viviamo di video, quindi le due cose non sono scindibili, anzi, devono essere amalgamate e la casa editrice è stata efficientissima in questo, se pensi che nelle storymap si è inserito, poi, ancora un altro progetto –  a dimostrazione che, man mano, le cose crescono –  che è quello delle audio letture. Gli IDVOX hanno realizzato, per I Rompiscatole, delle letture di alcuni brani che saranno ascoltabili attraverso le stesse storymap, brani che sono stati sceneggiati con i rumori inerenti a ciò che succede. Il lettore, quindi, può immergersi quasi nella soggettiva di chi ha vissuto in prima persona quella storia, il gruppo di lavoro di Risfoglia è stato fantastico, sono riusciti davvero a creare introno a un monolita di base, quello del concetto de I Rompiscatole, delle storie di personaggi ispiranti, un qualcosa che in realtà man mano si allarga e si espande.

I protagonisti delle tue storie sono tutti esempi di cittadinanza attiva e globale. Quest’anno il Premio Curcio per le Attività Creative ha proposto come argomento proprio questa tematica. Quanto pensi che i giovani siano sensibili e consapevoli rispetto a temi di sfondo sociale?
Penso che questa generazione di adolescenti di oggi sia la migliore in assoluto che ci sia stata negli ultimi 50 anni, sono i figli della crisi e sono i migliori. L’ho scritto anche qualche giorno fa sui social, lasciamo stare per un momento i rompiscatole che racconto io e guardiamo i fatti più recenti, anche degli ultimi giorni… pensa a Greta che ha coinvolto migliaia di ragazzini di tutto il mondo per sensibilizzarli su temi come il rispetto dell’ambiente; abbiamo Rami, il ragazzino di Milano che, dopo aver salvato i compagni ha detto “se date la cittadinanza a me la date anche ai miei fratelli, ai miei amici nati in Italia”, che a 13 anni parla di diritto di cittadinanza; abbiamo Simone, il ragazzino di 15 anni di Torre Maura che davanti ad un bestione di Casa Pound dice che nessuno può essere lasciato indietro, che sia rom, immigrato, italiano, non italiano, e che a lui 70 persone non cambiano la vita. Questi ragazzini sono fantastici, loro sanno tutto benissimo, hanno imparato dagli sbagli delle generazioni precedenti. Se ci pensiamo c’è stata la generazione dei nonni, quella generazione che ha vissuto nel boom economico, che è stata bene e che però ha vissuto un’epoca bulimica, loro volevano tutto, hanno mangiato tutto, poi ci siamo noi, cresciuti con l’illusione della prosperità degli anni ’80 e poi con la disillusione degli anni successivi e di quelli che stiamo vivendo. E poi ci sono loro che sono arrivati in un’epoca in cui la proprietà non è più nemmeno così importante per esempio, in cui ci sono pochi soldi e con quei soldi bisogna fare del proprio meglio, in cui quello che hai te lo conservi bene, in cui la cosa comune, ad un certo punto, è diventata essenziale, in cui questi ragazzini si sono accorti che l’ambiente che gli stavano lasciando i nonni e i genitori era qualcosa di disastrato e hanno iniziato ad occuparsene. Questi ragazzini sono il meglio che ci potesse capitare, sono la luce in fondo al tunnel.

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