Una raccolta di interviste, testimonianze ed esperienze dirette. Silvia Layla Olivetti, scrittrice e attivista, nel suo libro affronta un tema scottante per l’Italia e per tutto l’Occidente: perché si decide di convertirsi all’Islam? L’autrice fa parlare di sé, oltre che per la sua conversione, anche per il fatto di essere donna. A partire dal velo infatti, previsto dalla religione islamica, culturalmente l’Islam è associato dall’Occidente a concetti come oppressione, rigidità e violenza ed è considerata una religione che opera una sistematica soppressione della dignità delle donne. Sembra mancare un’informazione approfondita, un sapere che è fondamentale possedere per poter giudicare, perché è proprio qui in Italia che la Olivetti subisce da tempo una forte violenza psicologica a causa delle minacce di morte ricevute per il suo impegno a difesa dei diritti dei musulmani. Stampa e letteratura danno troppo spesso voce all’Islam arabo, violento, terrorista, uxoricida e patricida. I musulmani italiani sono invece costantemente ridotti al silenzio e all’invisibilità, nonostante costituiscano ormai una realtà che conta circa un milione di persone.
Biografia:
Silvia Layla Olivetti, italiana di Venezia, si converte all’Islam molto giovane. Scrittrice e operatrice multiculturale, ha all’attivo diverse raccolte di poesie e racconti, con le quali ha vinto diversi premi letterari. Nel 2011, dopo un’intensa attività sociale grazie alla quale ha partecipato a manifestazioni e sit-in di piazza, ha fondato il “Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani”. Come opinionista, ha partecipando a svariati programmi tv anche in Rai, e ha rilasciato interviste da esponente femminile dell’Islam italiano. Per oltre due anni, per il suo impegno in difesa dei diritti dei musulmani, ha ricevuto pesanti minacce di morte e la sua incolumità è tuttora a rischio.
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