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Sofia Masiello: esordire a 50 anni

Quello dell’illustratore è un mestiere senza età. Ce lo dimostra la storia di Sofia: cinquantatré anni, ex manager, campana di nascita e romana di adozione, Sofia ha appena pubblicato con Risfoglia il suo primo libro di cui è autrice e illustratrice.


Quello dell’illustratore è un mestiere senza età. Ce lo dimostra la storia di Sofia, che può sembrare una delle tante storie di ‘cambio vita’ in cui la donna si sente obbligata a scegliere tra carriera e maternità. In realtà, quella di Sofia è quella di una donna alla continua ricerca di se stessa. Cinquantatré anni, ex manager, campana di nascita e romana di adozione, Sofia ha appena pubblicato con Risfoglia il suo primo libro di cui è autrice e illustratrice.

Parliamo di una nuova esperienza, certo, “ma che parte da molto lontano”, come afferma lei stessa: “ho realizzato il mio primo quadro ad olio a 14 anni e da allora i pennelli hanno fatto parte della mia vita, ma non ho mai creduto che potessero entrare nella sfera lavorativa”.

E così negli anni, Sofia ha portato avanti, in maniera separata, la sua carriera nelle relazioni esterne (arrivando a ricoprire il ruolo di direttore della comunicazione di una azienda italiana che si occupa di sistemi di pagamento) e la sua passione per la pittura, sacrificando per forza di cose quest’ultima. Mamma di Irene e Gabriele, con loro scopre il mondo dell’illustrazione per l’infanzia. Viene conquistata. Si informa, legge, studia gli illustratori, partecipa alle Fiere di Bologna, ma non ha tempo per disegnare, frequentare dei corsi. La soluzione arriva con il trasferimento a Roma del marito: Sofia fa armi e bagagli, lascia Milano e il suo lavoro: è l’inizio di una nuova vita.

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Intervista a Sofia Masiello

Come è nato il rapporto con Armando Curcio Editore?
In ogni storia di sogni che si realizzano ci sono degli incontri magici. Io ricordo perfettamente la chiacchierata, avvenuta durante la Fiera di Bologna dello scorso anno, con Mauro Ortolani, Art Director della Armando Curcio Editore e Coordinatore dei corsi erogati dal Dipartimento di Arti visive dello IAC.
Da allora ho capito che potevo mettermi in gioco.’ Il resto è un miscuglio di tenacia, umiltà, coraggio, perseveranza, ricerca … insomma un’instancabile volontà di farcela.
Allo IAC ho trovato non solo insegnanti, ma anche e soprattutto persone meravigliose, che hanno creduto in me e con le quali si è sviluppato un rapporto profondo.
La Grande Amica è il primo frutto di questa avventura, a cui spero ne seguano altri, al prossimo sto già lavorando.

Da dove hai tratto l’ispirazione per la Grande Amica?
Ho una figlia 15enne e questo periodo, l’adolescenza, mi incuriosisce molto. Le dinamiche dei comportamenti sono molto precise, seguono degli schemi, hanno dei significati. E io volevo raccontarli, o perlomeno provare a farlo. Le immagini sono affiorate subito, fare le tavole ci è voluto più tempo.

Per questo libro hai usato l’acquerello. Come mai hai scelto questa tecnica?
Non potevo rinunciare ai pennelli e avevo bisogno di una tecnica adatta alla carta, veloce, ma pittorica. Ho faticato tanto. L’acquerello è una tecnica difficile. Ma soprattutto ho lottato contro me stessa, gli schemi mentali e pittorici consolidati in anni. Ho rifatto diverse tavole numerose volte per riuscire ad uscire dalla mia zona di comfort.

Qual è stato il momento più difficile e quale la soddisfazione maggiore?
Illustrare è comunicare con un linguaggio visivo che, pur nella infinita potenzialità espressiva, ha delle regole. Non le conoscevo e non le capivo. Devo ancora imparare molto in tal senso.
Le soddisfazioni hanno compensato di gran lunga la frustrazione: sembra ovvio citare il momento in cui l’editore ti comunica che il tuo libro sarà pubblicato; a questo aggiungerei però l’istante in cui ho preso in mano il foglio di stampa in tipografia. Un’emozione intensa, simile a quella dei bambini la notte di Natale.
E poi quando mi dicono che nelle mie immagini c’è poesia. Ecco, allora sento di avercela fatta.

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