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Michele Cucuzza, nel suo nuovo libro edito da Armando Curcio Editore, ci racconta le esperienze professionali di Steve Jobs e le fasi della sua carriera, non tutte idilliache

Nel nostro articolo precedente, abbiamo parlato del modo in cui Michele Cucuzza ha scelto di raccontare Steve Jobs a ragazzi e ragazze e del motivo per il quale è così importante che il giovane pubblico conosca questa figura. L’autore, come più volte sottolineato, ha deciso di parlare del grande informatico in modo nuovo, mostrando sia la sua indiscussa capacità creativa e le sue abilità professionali sia i suoi limiti caratteriali e comportamentali. Con questo nuovo articolo vogliamo approfondire il modo in cui è stata raccontata nel libro l’evoluzione della carriera di Steve Jobs.

I trionfi professionali di Steve Jobs

È vero, la vita professionale dell’informatico è stata caratterizzata da un’evoluzione rapida e davvero formidabile. A 25 anni, Jobs non solo poteva contare su un patrimonio di 256 milioni di dollari, ma veniva anche definito da Time come «colui che aveva creato l’industria informatica». Inoltre, bisogna evidenziare che le sue capacità non si limitavano alla profonda conoscenza dei sistemi informatici e dell’elettronica ma sfociavano anche nell’innata comprensione del pubblico e dei suoi gusti. Il suo slogan («il 24 gennaio, quando uscirà Macintosh, capirete perché il 1984 non sarà 1984»), all’interno del promo televisivo da 750mila dollari realizzato da Ridley Scott per il lancio del Macintosh, è rimasto epocale. Il filmato pubblicitario, considerato dai magazine di settore come migliore di tutti i tempi, andava a presentare la Apple come contrapposta alle multinazionali di Internet e come strumento per autoaffermarsi, dando vita a una comunicazione con il pubblico semplicemente vincente. Insomma, si trattava di risultati davvero strabilianti e precoci per un ragazzo così giovane che a 30 anni era ormai diventato una star riconosciuta a livello mondiale. Ma la carriera di Steve Jobs proseguì sempre in modo idilliaco, senza alcun intoppo?

Le battute d’arresto: la crisi nella vita professionale di Steve Jobs

Nonostante le trovate pubblicitarie e il lancio eccezionale, il Macintosh si rivelava poco competitivo sul mercato sia economicamente sia tecnicamente. Ma Steve Jobs, riuscì comunque ad affrontare questa battuta di arresto con la sua abilità informatica e l’avvio di un nuovo progetto, ottenendo anche un buon ritorno di affari. Ma la situazione nell’azienda cominciava a essere molto tesa, complici la crisi di vendite del Macintosh e il carattere aggressivo di Jobs. Questi aspetti portarono l’informatico a rimanere isolato all’interno della sua stessa azienda fino all’estromissione da qualsiasi incarico, con l’esclusione del titolo formale di presidente. Insomma, il lato umano di Steve Jobs, spesso analizzato nel nostro precedente articolo, ebbe un ruolo di primo piano anche nell’ambito lavorativo, portando l’informatico a sperimentare una vera e propria crisi nella sua carriera. Ma cosa si può imparare dalle battute d’arresto? Quando si dimostra davvero il proprio coraggio?

La rinascita dopo la caduta

Abbiamo concluso il paragrafo precedente con due domande fondamentali. Nella vita di ognuno di noi, infatti, capitano dei momenti di crisi, al principio dei quali crediamo per un momento che non vi sia d’uscita. Nel racconto di Michele Cucuzza però emerge l’importanza di accettare ciò che è stato e di trovare il coraggio per utilizzarlo in modo efficace per il futuro. Steve Jobs, infatti, lungi dal rassegnarsi alla crisi, decise di investire in una nuova società dove costruire computer ancora più sofisticati: nacque così la NeXT. All’inizio la società sembrava non decollare ma Jobs decise di non demordere: acquistò così dal regista George Lucas la divisione che digitalizzava le riprese cinematografiche e le modificava con effetti speciali, dando vita alla Pixar. Quando pensiamo a questa società la mente si proietta subito sui suoi incredibili successi, ma inizialmente la situazione non era affatto rosea. Solo dopo diversi tentativi, finalmente Steve Jobs ottenne un incredibile successo con la realizzazione nel 1995 di Toy Story, il primo di una serie di formidabili tronfi.

Questo ci insegna che, nonostante i “no”, i momenti di crisi e gli ostacoli apparentemente insormontabili, mantenendo la lucidità, il coraggio e la tenacia si può sempre aspirare alla rinascita. Michele Cucuzza consente, quindi, al giovane pubblico di conoscere la figura di Steve Jobs in tutte le sue sfaccettature umane e professionali, consegnandolo non tanto come esempio di genio ma come esempio di coraggio nel suo saper affrontare con forza gli ostacoli della vita.

 

Flavia Palieri

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