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Avete mai sognato di essere voi i protagonisti di un libro ed entrare nel vivo della storia? Casa di foglie soddisfa questo desiderio.

Il caso editoriale: Casa di foglie

È ciò che accade con “Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski, il romanzo che fa girare la testa a ogni lettore, letteralmente. Un’opera di 700 pagine, pubblicata per la prima volta il 7 Marzo 2000 negli Stati Uniti. In Italia edita nel 2005 da Mondadori, con un’edizione introvabile e costosa.

Nel 2019 è stata la 66thand2nd Editore a ripubblicare il libro, soddisfando la curiosità di numerosi scrittori, ossessionati dall’opera. Ma perché tanto interesse? Ciò che colpisce è la composizione del romanzo stesso: Casa di foglie è il libro per eccellenza della letteratura ergodica, ovvero di tutte quelle opere che rendono il lettore il protagonista della lettura. In che modo? Chi legge il libro deve sudare, riflettere, contorcersi per comprendere il testo fino in fondo. È un romanzo che nasconde al suo interno un codice per essere letto e decifrato, dove la trama fa da contorno all’enigma del testo stesso.

La struttura

Danielewski ha ben pensato di costruire appunto l’intera storia in maniera inusuale: ci sono pagine completamente bianche, note alle note, font diversi che si alternano e il testo, inoltre, non segue sempre una linearità, a volte è barrato e altre volte è al rovescio. L’intento dell’autore è quello di far calare ogni lettore nella storia e dare l’idea di una casa labirinto in cui tutto scorre, diverse strade si intrecciano: alcune portano al vuoto, altre avvicinano alla soluzione. Il testo si restringe lentamente aumentando il senso di claustrofobia dato dalle mura di quella casa, di foglie appunto, senza fondamenta, come l’agonia dei pensieri di ogni essere umano che si strugge alla ricerca di un barlume di speranza nella propria vita.

La storia di Casa di foglie

Stephen King, per il New York Magazine, ha definito il romanzo “una casa dell’orrore” perché, per alcuni aspetti, Casa di Foglie può essere definito un horror, per altri un libro drammatico, per altri addirittura romantico. La storia di per sé si dirama in due punti fondamentali: le vicende di Johnny Truant, trasferitosi da poco in una casa infestata, e il vecchio Zampanò, un anziano cieco, deceduto da poco, antico proprietario della casa e autore di un manoscritto che racconta la storia di Navidson, un fotoreporter che disprezzava la vita.

Le vicende dei protagonisti si intrecciano e si confondono, tanto che ci si immagina che il lettore legga la stessa opera di Zampanò.

L’essenza del libro

Casa di foglie è un romanzo folle, confusionario e a tratti incomprensibile che racconta, però, l’instabilità e la follia di ogni uomo. Lo si legge correndo da una parte all’altra, con il fiato corto e cercando risposte che non ci sono davvero, ed è ciò che, in fin dei conti, accade quotidianamente nella vita di ognuno.

È il romanzo più disordinato che esista, dal finale aperto e dalle mille interpretazioni, eppure è il suo caos a renderlo unico ed inimitabile, degno di essere ricordato e letto almeno una volta.

 

Elena Calabrese

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