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La festa della libertà e la vittoria della democrazia in Sudafrica

Oggi ricorre il Freedom Day, festività sudafricana che celebra il trionfo della democrazia e la fine del regime dell’apartheid.

Perché si celebra il Freedom Day?

Il Freedom Day ricorre ogni 27 aprile, data delle prime elezioni libere in Sudafrica tenutesi nel 1994. I risultati di queste elezioni sancirono la vittoria di Nelson Mandela che divenne così Presidente del Sudafrica. Il 27 aprile 1994 è, quindi, una data fondamentale da celebrare che sancì l’inizio di una fase completamente nuova per il Sudafrica: dopo anni di oppressione e ingiustizie esercitate dal National Party sulla comunità sudafricana il Paese giunse finalmente a risplendere sotto la luce della democrazia e vide consolidarsi i valori di uguaglianza e unità. Questo è stato possibile grazie al duro impegno dei membri dell’African National Congress, disposti a sacrificare la loro salute e la loro vita per una causa comune, e della comunità africana le cui manifestazioni pacifiche negli anni vennero represse con inaudita violenza.

La tenacia di Nelson Mandela

In questa giornata si ricorda, inoltre, la vittoria di Nelson Mandela, uno dei membri più attivi dell’ANC e politico di grandissima levatura umana e lungimiranza, che venne eletto Presidente del Sudafrica dopo 4 anni di libertà preceduti da una prigionia durata per ben 27 anni. Nei lunghissimi anni di carcere che fu costretto a subire dovette affrontare condizioni davvero proibitive: oltre a dover vivere in uno spazio estremamente angusto e a dormire a terra su una stuoia di paglia, per i primi nove anni, Mandela non poté rivolgere la parola alle guardie e ai compagni di cella.

Questo comunque non frenò la sua voglia di studiare (riflettendo sulle concezioni politiche di grandi pensatori e leggendo poesie e libri) e di dedicarsi alla lotta contro la discriminazione razziale che lo aveva animato per gran parte della sua vita. Stimolò, inoltre, gli altri detenuti a laurearsi in prigione, dimostrando una grande forza d’animo e rivelandosi anche in carcere un valido aiuto per gli altri. Gli anni di prigionia, durante i quali le visite dei famigliari erano permesse solo una volta ogni sei mesi con una durata di 30 minuti, furono scanditi da notizie terribili e dalla morte di familiari in memoria dei quali non poté nemmeno partecipare alla sepoltura.

La Presidenza di Nelson Mandela

Durante gli anni che Mandela passò in carcere, però, Oliver Tambo, uno dei membri più vicini a lui all’interno dell’ANC, continuò a mobilitarsi contro la lotta al regime dell’apartheid e a favore della sensibilizzazione nei confronti della prigionia subita da Mandela. Tambo riuscì, infine, mobilitando la comunità internazionale e lanciando la campagna “Free Nelson Mandela”, a puntare i riflettori sulle importanti lotte del popolo sudafricano e a ottenere dopo molti anni la scarcerazione di Nelson Mandela, diventato ormai un simbolo della lotta all’apartheid. Come abbiamo visto all’inizio, in occasione delle prime elezioni libere del 1994, in cui tutti ebbero il diritto di votare, Nelson Mandela uscì vittorioso.

In qualità di Presidente del Sudafrica democratico firmò la nuova Costituzione nel 1996 a Sharpeville, luogo tristemente celebre per essere stato nel 1960 sede di una repressione incredibilmente violenta della polizia nei confronti di una manifestazione pacifica della comunità africana. Ma alcuni degli aspetti fondamentali che hanno caratterizzato la sua Presidenza è sicuramente il rifiuto della vendetta e la necessità del dialogo. Fu, infatti, opera di Mandela la costituzione di una Commissione per la Verità e la Riconciliazione, tribunale attraverso il quale vittime e persecutori si trovarono le une davanti agli altri ed ebbero la possibilità di esprimersi. La vita di Nelson Mandela è stata recentemente raccontata in un libro uscito per Armando Curcio Editore rivolto a ragazzi e ragazze. La biografia illustrata “Nelson Mandela. Il perdono è un’arma potente”, scritta da Gianluca Grassi con illustrazioni di Filippo Barbacini, rappresenta un modo per spiegare alle giovani generazioni le lunghe lotte e i sacrifici per la libertà profusi in Sudafrica.

L’Italia deve ricordare il Freedom Day

Anche per l’Italia questa è una giornata importante da ricordare; è necessario sottolineare, infatti, che fu proprio a Reggio Emilia che venne firmato il primo atto costituzionale di riconoscimento del partito di Mandela. Il 26 giugno del 1977 si stabilì, quindi, un “Patto di Solidarietà”. Questo fu un momento decisivo per l’African National Congress e il movimento anti-apartheid perché venne firmato, per la prima volta, un patto di solidarietà tra una città e l’ANC, guidato da Oliver Tambo. L’impegno del Reggio Emilia nei confronti dell’Africa Australe ha radici negli anni ’60 e si è mantenuto forte sinora.

La città, infatti, ha mostrato la volontà e l’impegno nel cooperare con i movimenti di liberazione di Mozambico, Namibia e Sudafrica. Ruolo fondamentale svolse Giuseppe Soncini in qualità di assessore al Personale e al bilancio con delega alle Relazioni Internazionali per il comune di Reggio Emilia. Fu lui a organizzare nel 1978 all’interno della città la “Conferenza Nazionale di solidarietà per l’indipendenza e la sovranità dei popoli dell’Africa Australe contro il colonialismo, il razzismo e l’apartheid”, alla quale parteciparono delegati dell’ANC, della SWAPO, dello Zanu-Zapu, del Mozambico e di altri paesi dell’Africa Australe, oltre a politici italiani. Il suo impegno si profuse anche per tutti gli anni ’80 attraverso attività di sensibilizzazione per promuovere la liberazione di Mandela e dei prigionieri politici.

Insomma, il Freedom Day è una giornata da celebrare universalmente in quanto rappresenta la fine di un periodo oscuro non solo per il Sudafrica ma per tutto il mondo!

Flavia Palieri

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