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In quest’intervista all’illustratore Paolo Loreto, scopriamo di più sulla realizzazione delle illustrazioni de I predoni del gran deserto

Il 13 maggio uscirà per il marchio Risfoglia I predoni del gran deserto, la versione graphic novel di uno dei più conosciuti romanzi d’avventura di Emilio Salgari. Nel blog di Risfoglia potete trovare già un primo articolo relativo alle fasi iniziali (contenente disegni e schizzi) del progetto e un altro articolo dedicato alle fasi successive (illustrazioni più definite e inserimento del testo). Ma ora avrete un’occasione in più; infatti l’illustratore della graphic novel, Paolo Loreto, si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande. Grazie a questa intervista avrete, quindi, l’opportunità di sapere di più sulla realizzazione delle vignette e conoscere i dettagli di questo grande lavoro:

Illustrazioni e testo de I predoni del gran deserto – riadattato dall’originale da Moira Marchetti – vivono in strettissimo rapporto. Quanto è stato importante analizzare il testo prima di cominciare a definire le illustrazioni da associarvi?

Lo è stato molto, le illustrazioni di questo libro non esisterebbero senza il testo.

Analizzarlo ci ha permesso sia di costruire un’idea di base, che di reinterpretarla in seguito. Il testo e l’intento estetico sono stati la base per poi arrivare alla realizzazione pratica delle illustrazioni.

Quale stile ha adottato e da dove è venuta l’ispirazione per la realizzazione dei personaggi e dei paesaggi? Alcuni disegni si sono rivelati di particolare complessità?

Lo stile in realtà non è mai qualcosa di ben definito, perché deriva sempre da più fonti, e ogni disegnatore porta qualcosa di suo. Nel mio caso cerco sempre di combinare lo stile a linea chiara tipico francese ai neri e grigi italiani. Gli ambienti appartengono ad un mondo leggermente distopico, con elementi reali e altri di fantascienza. I Personaggi dovevano quindi a loro volta sembrare realistici, ma allo stesso tempo avere qualche elemento riconducibile al fantastico. La difficoltà nel disegno è quella di tradurre sul foglio la tua immaginazione. Altre particolari difficoltà non ne ho riscontrate.

Negli schizzi iniziali, alcuni dei quali sono stati inseriti nei nostri articoli dedicati alla graphic novel sul blog di Risfoglia, il testo ovviamente non compare ancora all’interno delle vignette, ma gli viene lasciato uno spazio apposito. Quali sono i criteri adottati per strutturare al meglio l’immagine in relazione al testo?

È sempre da considerare lo spazio del testo quando si realizza un’immagine, chi lavora nel campo del fumetto sa bene di cosa parlo. Bisogna saper coordinare spazio, narrazione, composizione artistica ed estetica. Mettendo insieme tutte queste cose si riesce ad arrivare all’illustrazione finale.

Vi sono dei colori in particolare che hanno una certa importanza all’interno della graphic novel o servono a veicolare particolari significati?

I colori che ho abbinato e messo più in contrasto sono il giallo-senape e il viola. Il giallo ovviamente è riconducibile alla sabbia del deserto, quindi a qualcosa di fisico. Mentre il viola parla dei sentimenti di Fromster, della voglia di scoperta, del contrasto con la sua noia cronica. Non a caso gli abiti di Afza tendono al viola, perché rappresenta per lui la nuova vita, l’amore, e il gusto di vivere che da tempo aveva perduto.

Quali sono state le difficoltà più grandi da affrontare nella creazione delle vignette?

La più grande difficoltà è quella di renderle “efficaci”. Cosa intendo? Un’immagine deve raccontare senza l’ausilio delle le parole la scena in questione, rendendo di facile comprensione al lettore la narrazione. Nel frattempo deve risultare anche bilanciata nelle composizione ed essere esteticamente godibile.

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