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Intervista a Maurizio Crema, autore di Naviganti Frodo

Tra pochissimo uscirà “Naviganti di Frodo”, nuovo romanzo scritto da Maurizio Crema che si è reso disponibile a rispondere ad alcune nostre domande rispetto alle avventure narrate nel libro e alle tematiche principali intorno alle quali è costruito. Il romanzo edito da Armando Curcio per il marchio Risfoglia è un tuffo nell’avventura e nella libertà.

Da quali esperienze della sua vita ha tratto ispirazione per raccontare le vicende del romanzo?

Avventure e scorribande in barca e non da quelle parti. Storie sentite e cercate. Sogni, perché forse avrei voluto fare un viaggio del genere come quello dei “miei” ragazzi, anche se forse avrei avuto paura alla loro età (e anche dopo). La cosa più incredibile è che non sapevo che Aldo Voltolina (grande velista veneziano) avesse fatto una sortita del genere cent’anni fa: l’ho scoperto dopo la prima bozza. Della serie la realtà supera la fantasia.

La fuga, il viaggio e l’avventura sono temi centrali; in che modo si legano al bisogno dei tre protagonisti – ai quali successivamente si aggiunge una nuova compagna – di evadere da un certo tipo di realtà familiare e da una certa impostazione sociale?

Credo che la voglia di evasione sia in tutti noi, sempre, figurarsi per un ragazzo; dopo la pandemia credo sia diventata un’esigenza fondamentale, direi quasi vitale. E il mio libro è un po’ un tuffo verso la libertà.

Ognuno dei ragazzi presenti sulla barca ha un motivo per scappare, esplorare il mondo e affrontare un nuovo viaggio, specialmente Emira; in che modo la sua storia può far riflettere su temi tragicamente attuali?

Emira, rappresenta l’altro, il diverso, quello che sfioriamo ogni giorno e non vediamo, o non vogliamo vedere. Ci fa paura anche perché è così simile a noi ma è nato dalla parte sbagliata. Oggi l’Albania è cambiata molto rispetto a dieci, venti anni fa; ma l’Albania è solo uno dei tanti specchi di questo mondo ingiusto che il Covid ci ha sbattuto in faccia e che stiamo già dimenticando con questa libertà ritrovata.

Il dialogo e l’empatia, nella storia, diventano le modalità attraverso le quali comprendersi ed entrare davvero in contatto con le esperienze dell’altro/altra. Quanto è importante coltivare questi aspetti in vista della creazione di una società più sana e giusta?

La barca è un posto strano. Può essere un’isola di libertà ma anche una prigione, soprattutto se vi trascorri il tempo con persone che non ti piacciono, e a me è capitato. Terribile. Ma, in questo senso, si accendono alchimie e conflitti perché vi sono in gioco emozioni vere, di ragazzi. Una cosa che non ho ancora imparato è gestire i conflitti: a me litigare fa star male, però è sano. Se non si esagera. Ma non voglio insegnare niente a nessuno; anche io sono in mezzo al guado e fuori…dal gruppo social!

In che modo il giovane pubblico, al quale il romanzo si rivolge, può trarre degli insegnamenti per la propria vita dalla storia raccontata?

Naviganti di Frodo racconta una storia non insegna. Se ci riesce trasmette emozioni, paure, esperienze, sogni. E ti fa sentire meno solo davanti alle tue, spero. Perché un altro, un amico, lo zio, questa volta uno scrittore le ha vissute. Non siamo soli in questo mondo tutto da scoprire.

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