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Il tema del viaggio e dell’incontro in Naviganti di Frodo

Oggi esce finalmente per il marchio Risfoglia Naviganti di Frodo, romanzo scritto da Maurizio Crema, all’interno del quale il tema del viaggio ha un ruolo fondamentale. L’uscita del libro si colloca proprio in un periodo di graduale ripresa di tutte quelle attività che si erano fermate o avevano subito un drastico rallentamento, al fine di arginare la diffusione del virus. La possibilità di ritornare a viaggiare, oggi, è uno dei tanti aspetti che consentono di riconsiderare il futuro in modo aperto e positivo e possiamo dire che Naviganti di Frodo inaugura questa nuova fase.

Perché viaggiare è così importante? In che modo Naviganti di Frodo trasmette questa necessità?

Il viaggio è una delle tematiche letterarie per eccellenza perché consente di indagare una vasta mole di emozioni ed esperienze umane. A partire da un semplice spostamento da un luogo all’altro ci si può imbattere in nuove scoperte (su ciò che ci circonda e su noi stessi), incontri inaspettati e addirittura cambiamenti totali di prospettive. In Naviganti di Frodo questa voglia di viaggiare e scoprire nuovi orizzonti è rappresentata da tre adolescenti – ai quali si aggiunge poi nel corso della loro esplorazione anche un’altra compagna – che desiderano esplorare l’Adriatico e vivere nuove avventure. Il viaggio, a questo punto, diventa un modo per mettere alla prova se stessi e un’occasione per sfruttare le proprie capacità in favore del gruppo e della realizzazione di tutte quelle manovre che consentono la navigazione. Alvise e Silvia, infatti, insieme al loro amico Daniele hanno preso la barca a vela al terzo del padre e sono partiti da Venezia verso Est. All’inizio è difficile per loro raggiungere un equilibrio, ma la ritrovata libertà, il contatto con la natura e il fascino del mare rappresentano il vero sprone per appianare le divergenze e trovare una piacevole armonia: gli interessi, le abilità e gli aspetti caratteriali di ciascuno cominciano così a essere utilizzati in modo proficuo.

Ritornare a viaggiare per entrare nuovamente in contatto con la natura

Leggendo Naviganti di Frodo, sembra spesso di essere accarezzati dal vento e di ondeggiare sul mare come i protagonisti del romanzo. Seguendo le avventure dei ragazzi e le loro esperienze in barca spunta inevitabilmente sul viso un sorriso che deriva dalla consapevolezza di quanto sia liberatorio e felice il contatto diretto con il mare e la natura che i tre adolescenti stanno sperimentando. La pelle colpita dal sole, l’arrivo in splendide spiagge e la vista lontana dell’orizzonte conducono, infatti, a una ritrovata connessione con la natura e l’ambiente, tanto importante e rinvigorente per l’essere umano. Nel testo leggiamo:

 «Avevano una direzione e gliela comandava il vento, non dovevano fare nient’altro che assecondarlo, senza responsabilità, senza pensieri, tutt’uno col mare, la natura, il mondo».

È come se a contatto con la natura la vita dei ragazzi fosse divenuta, in qualche modo più semplice, meno colma di difficoltà, più fluida e leggera: la mente si è come rischiarata e ha acquisito una felice lucidità.

Ancora avanti nella narrazione, a proposito di Silvia ed Emira, la nuova compagna di viaggio salvata in mare dai tre ragazzi leggiamo:

«Loro risero, arrossate e sventolate, con i capelli scarmigliati, si piazzarono a far peso e a dondolarsi al sole, in maglietta e costume, sprizzavano vita da tutti i pori, erano veramente adorabili. Anche Emira, che si teneva stretta al legno con la paura di finire sbattuta di qua e di là, tra l’acqua e il boma, sempre in sospeso, in pericolo di crollo, anche lei era felice, se lo sentiva».

Le due ragazze sulla barca appaiono radiose e piene di vita in mezzo al mare come se l’esistenza avesse acquisito un moto e una scorrevolezza mai sperimentati prima. Anche Emira, salvata mentre fuggiva dal suo aguzzino, nonostante i traumi subiti e i tanti pensieri che la affliggono, appare per un attimo felice e libera dalle paure.

Ritornare a viaggiare: l’opportunità di nuovi incontri

Il tema dell’incontro è una conseguenza del viaggio, che consente di rapportarsi con nuove culture e situazioni precedentemente sconosciute. Infatti, anche Alvise, Silvia e Daniele nel corso della loro esplorazione incontrano Emira, una ragazza albanese che ha vissuto una vita molto diversa dalla loro, fatta di fuga, amore apparente, dolore, costrizione e violenza. Emira, infatti, è fuggita dall’Albania insieme al ragazzo che sembrava amarla e che si è rivelato invece, all’arrivo in Italia, il suo più pericoloso aguzzino. L’ha, infatti, costretta a prostituirsi, lasciandola nelle mani di mostri che l’hanno violentata e tormentata. L’incontro con lei permette ai ragazzi di conoscere un’altra realtà della quale non erano totalmente consapevoli e di sviluppare quel senso di empatia e vicinanza che è così essenziale nella vita degli esseri umani. Perché in fondo, ritornare a viaggiare significa sì, esplorare e conoscere nuovi posti, ma anche ricominciare a instaurare nuovi rapporti e nuove amicizie in un costante confronto con l’altro.

Flavia Palieri

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